Perdere visibilità non significa avere un cattivo contenuto

Oggi vorrei parlare di una metafora usata da Google per descrivere l’update del core di Google lanciato lo scorso 15 agosto 2024. Nella descrizione di questo update, ci invitano a pensare a una lista dei ristoranti preferiti stilata nel 2019. Nel frattempo se ne saranno aggiunti altri, ma ciò non significa che in quelli precedentemente listati si mangiasse male.

Questo esempio di come funzionerebbe ora Google mi fa emergere alcune riflessioni che sento di condividervi:

  • Il brand sì, ma il brand affermatosi di recente è meglio. Per quanto riguarda i brand più vecchi, sarà eventualmente il caso di riprendere le attività di comunicazione e risvegliare la propria community… se esiste.

  • Google non si affeziona più ai buoni contenuti come un tempo, ma preferisce sostituirli con altri più recenti, che avrà valutato essere almeno parimenti interessanti.

  • (collegato al punto precedente) Dev’esserci un’evidente inflazione di contenuti messi online, infatti questo esempio mi riporta subito alla mente l’idea che con la diffusione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale e in generale con il passare del tempo, i progetti interessanti si siano moltiplicati a dismisura, rendendo di fatto molto difficile per Google determinare chi debba meritare un posizionamento solido nel tempo.

Ma se la mia pagina è già buona, cosa devo migliorare?

Forse non c’è niente da migliorare, forse serve sviluppare una pagina nuova sullo stesso tema, oppure c’è da riaprirla e riprenderla completamente. È molto difficile trattare l’argomento qualità in generale, perché di volta in volta andrebbero osservate le serp, cosa che sistematicamente non accade se non per lamentarsi che l’ultimo arrivato ci ha sopravanzato con una pagina praticamente vuota.

Ma più che “studiare le serp”, quella è la ricerca cieca di una scusa per dire che Google funziona male. Non ti porta lontano. Credo piuttosto che occorrerà prendere decisioni di tipo diverso a seconda dei casi: a volte sarà necessario procedere col tagliare alcuni contenuti obsoleti, altre volte si potrà valutare di tagliare o rimodulare i testi, altre volte ancora, di sviluppare pagine nuove per argomenti su cui stanno venendo fuori siti nuovi o che comunque prima non c’erano.

In ogni caso – e per fare il punto – quello che mi sembra di capire leggendo tra le righe è che se una pagina del tuo sito perde visibilità, è perché ora c’è di meglio e che il “meglio” è spesso il più recente. Questo non significa che devi cambiare dominio per far vedere a Google che sei nuovo, ma che potresti apportare cambiamenti significativi sul tuo sito:

  • Rimuovendo contenuti off topic, obsoleti o che comunque non vengono premiati;
  • Rimodulando i testi, aggiungendo o (spesso) sottraendo elementi potenzialmente fuorvianti;
  • Sviluppando pagine nuove con caratteristiche mutuate dall’osservazione di quello che succede.

In conclusione, se possibile gli ultimi annunci di Google mettono in giro ancora più confusione di quanta ce ne fosse già, perché almeno prima potevamo pensare che un contenuto perdesse visibilità in quanto poco valido, invece oggi ci dicono che non è necessariamente così. Del resto in un mondo che si fa via via più complesso e con tutti i mercati saturi di player, non possiamo dimenticarci che in prima pagina su Google i risultati sono sempre solo una decina, ragion per cui anche quelli bravi (ma bravi bravi), finiscono fuori.

Penso che viviamo tempi di transizione, in cui il motore di ricerca non più sufficiente per tutti, diventerà via via il luogo in cui resteranno a sgomitare spesso solo aziende molto grandi, mentre gli altri progetti migreranno altrove, su piazze diverse, frequentate in modi diversi da persone cognitivamente diverse.

Tempo al tempo.

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