Se fai affiliazione, occhio all’ultimo update di Google

La notizia è circolata nella scorsa settimana sul gruppo di Emanuele Tolomei e mi sembra decisamente rilevante. L’update di Google del giugno 2019 sembra aver colpito i siti web che offrono consigli per gli acquisti.

link affiliati, che sta succedendo?

link affiliati, che sta succedendo?

 

Hai presente tutti quei blog nati apposta per fornire recensioni, comparazioni e informazioni aggiuntive sull’utilizzo di prodotti in vendita tipo su Amazon? Ecco, pare che Google stia evolvendo nella direzione di portare direttamente l’utente verso il sito che vende il prodotto, piuttosto che verso quelli che ne parlano puntando allo stesso prodotto con link di affiliazione.

E lo so, un’affermazione del genere può mettere sconcerto nella vita (e nelle finanze) di molti “cercatori d’oro” della prima e dell’ultima ora, tuttavia è il caso di parlarne, perché di questi tempi Google prende decisioni drastiche… e secondo me fa bene.

 

Unificazione dell’intento di ricerca

L’ipotesi riguarda l’unificazione e omogeneizzazione degli intenti di ricerca. Significa che Google mostra più siti web dello stesso tipo laddove in passato proponeva pagine di risposta variegate per tipologia di sito web. Se ad esempio fino all’altro ieri la ricerca “cronotermostato” apriva una serp in cui convivevano risultati di siti e-commerce e blog con link di affiliazione (spesso verso gli stessi e-commerce), ora sembra che queste serp siano molto più solidamente presidiate dai soli siti e-commerce.

Ad onor del vero, le serp mono-orientate sono sempre esistite. L’omogeneità dei risultati per tipologia o la loro variabilità è sempre dipesa dal fatto che la query all’origine fosse più o meno ambigua. A grandi linee è come dire che “gelato al cioccolato” è una query che richiede sia informazioni su come fare il gelato, sia pagine dedicate all’indimenticabile successo cantato da Pupo e scritto da Malgioglio, il cui reale significato è oscuro ai più.

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Allo stesso modo, laddove per Google c’è un intento di ricerca incontrovertibilmente legato all’acquisto, le serp riportano sempre ed esclusivamente siti e-commerce. Se ad esempio cerchi “casco integrale”, ieri come oggi i risultati riguardano tutti l’acquisto diretto, mentre in caso di ricerche sempre legate a prodotti, ma più speculative, come ad esempio quelle riguardanti i prodotti naturali sui quali c’è spesso una ricerca di tipo informazionale, abbiamo in genere serp miste in cui i blog informativi riescono ad ottenere risultati di visibilità notevoli, ragion per cui sono nati e hanno proliferato i blog interni agli stessi e-commerce, in alcuni casi ottenendo anche il “secondo” risultato a presidio della stessa serp. Niente male.

 

Ipotesi uno: social commerce

Molti blog che funzionano sul modello dell’affiliazione ad Amazon potrebbero perdere visibilità e traffico perché tutto sommato offrono informazioni meno rilevanti rispetto alle esperienze di utilizzo dirette che invece si trovano su Amazon. Come dire che alle persone non interessa se gli racconti la storia e la geografia di una seduta ergonomica, ma vogliono leggere le recensioni degli utenti e magari fare una domanda in particolare. In questo caso Amazon è imbattibile, dunque probabilmente dovrai inventarti qualcos’altro. Più in generale, nella misura in cui i siti e-commerce sviluppano buoni blog interni e validi sistemi di recensione e customer care, i blog che fanno comparazione e recensione sul modello dell’affiliazione rischiano di avere vita sempre più difficile. Se dunque la tendenza è far evolvere i siti e-commerce in senso orizzontale aumentando le caratteristiche di interazione, non sorprende che Google decida di uniformare le intenzioni di ricerca e consolidarle verso una sola tipologia di siti web.

 

Ipotesi due: il tuo blog è veramente utile?

Al di là del fatto che i siti e-commerce sembrano rispondere sempre meglio a più interrogativi degli utenti e indipendentemente dalle nuove caratteristiche di orizzontalità e interattività delle piattaforme di commercio elettronico, sei proprio sicuro che il tuo blog aggiunga valore alle ricerche informazionali che precedono e orientano un acquisto via web?

Non sarà che Google sta punendo un’intera categoria di siti web per determinate ricerche a causa del fatto che esistono giganteschi network di blog che fanno affiliate su qualunque cosa proponendo informazioni scopiazzate o comunque reperite come spesso accade dando Google in pasto a se stesso? Lo so, è la domanda più lunga del mondo, ma credo in questo caso anche la più pertinente. Un’altra è questa:

Quando progetti un blog, pensi a come posizionarlo, alla nicchia più remunerativa o a fornire davvero un orientamento alle persone? Non è banale, perché le recensioni su Amazon orientano davvero gli utenti e in tal senso funzionano meglio della strategia SEO più astuta.

 

Conclusioni

E quindi? Dobbiamo abbandonare l’idea di monetizzare un blog con link affiliati? No, semmai dobbiamo abbandonare l’idea di guadagnare con un blog senza sapere un accidenti di niente sui prodotti che descrive, solo perché abbiamo scoperto che la nicchia è “profittevole”. In questo mondo di chiacchiere e distintivi puoi e devi ancora fare la differenza parlando di ciò che conosci e ami, raccontando le tue esperienze reali in tutti i modi che la tecnonogia ci permette di utilizzare.

Sul serio, credi che esista un algoritmo in grado di punire ciò che la gente vuole trovare?

 

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