Se hai letto il mio ultimo articolo sulla crisi nel settore dei grafici, avrai anche colto che tale crisi è percepita da tanti, ma non da tutti. Il concetto di crisi mi fa pensare ai cambiamenti degli algoritmi di valutazione in base a cui Google determina il ranking dei risultati. Oggi sei al top e va tutto bene, ma domani la musica può cambiare e il tuo progetto web può andare (appunto) in crisi.
Ma la crisi di un professionista, di un’azienda o di un intero settore può rappresentare la fortuna di altri, fondamentalmente quella di chi ha saputo leggere il proprio mercato abbastanza presto da adeguarsi ai cambiamenti. Non serve la sfera di cristallo, si tratta solo di avere la mente aperta all’ascolto, ché il futuro si forma adesso, come quello che conta davvero, adesso.
Chi rimane fermo
La crisi è un’onda che puoi cavalcare o che può abbattersi sul tuo business distruggendolo. Henry Ford disse che se un anno prima della diffusione delle automobili si fosse chiesto alle persone cosa volevano, avrebbero risposto «cavalli più veloci». Non è grave rimanere sorpresi dalle grandi innovazioni sociali ed economiche, perché non conosciamo ciò che non è ancora avvenuto, tuttavia nota come tra l’innovazione e il periodo di crisi trascorra ci sia un periodo di latenza. Quando si verificano i cambiamenti importanti, hai tutto il tempo che occorre per prenderne atto e aggiustare il tiro del tuo business. Chi produceva calessi ai tempi in cui Ford introduceva la catena di montaggio (non quando ha prodotto le prime auto) è stato travolto dall’onda, mentre chi ha preso coscienza di quanto stava per accadere ha spostato il suo business verso le nuove esigenze del mercato, magari aprendo officine meccaniche. A un’innovazione corrisponde sempre la crisi di qualcuno.
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Il mondo vecchio, il mondo nuovo
Quando un mondo nuovo arriva, quello vecchio viene spazzato via. È successo a Nokia dopo l’introduzione dell’iPhone, facci caso, non immediatamente. Nokia ebbe tutto il tempo per prendere coscienza di quanto stava accadendo, ma non volle adeguarsi, esattamente come chi continuava a produrre calessi ai tempi di Henry Ford. Il parallelismo qui ci sta tutto.
I più grossi interpreti del cambiamento di passo oggi si chiamano Google e Facebook. Viviamo un periodo interessantissimo, perché cento anni fa i cambiamenti epocali avvenivano nel corso di una o più generazioni, mentre oggi le innovazioni tali da cambiarti la vita si verificano da un mese all’altro, in settori che spesso nascono da un mese all’altro.
La cosa straordinaria di Google e Facebook sta nel fatto che sono tecnologie innovative che non innovano direttamente. Riescono a leggere con incredibile accuratezza i bisogni e le necessità delle persone, ma non producono contenuti, fanno piuttosto in modo che le persone accedano sempre meglio ai contenuti prodotti da terzi.
Come far parte del mondo nuovo
In un mondo “nuovo”, fatto di velocità e di comunicazione, il successo non appartiene più agli Edison e ai Pasteur, non agli inventori di cose, ma ai Berners Lee, ai Zuckerberg, ai Jobs, ai “Ford” e tutti coloro che migliorano i mezzi di comunicazione, rendendoli più pratici, più veloci e soprattutto accessibili. Non sono le “cose” a cambiare la vita delle persone, ma le tecnologie che consentono di fruire le cose. È su quelle che devi focalizzarti, oggi più che mai.
La crisi non riguarda un mestiere, ma tutte le persone che non riescono a cogliere questo passaggio. Quale che sia l’attività che svolgi, concentrati su:
– come essere attuale
– come mettere le persone insieme
– come farle accedere più facilmente ai servizi che offri.
Vale per un grafico come per Facebook. Sono questi i tre punti che ti consentiranno di cavalcare l’onda, fino alla prossima.
Esatto! Sorrido quando sento gente dire: “Eh, adesso c’è la crisi”, e stanno fermi ad aspettare che passi, senza far nulla.
Ho capito che le situazioni di crisi ci saranno sempre: si chiamano evoluzioni. E non bisogna subirle e farsi travolgere, ma… cavalcarle!
Ho visto che anche se provi a spiegarlo, alcuni ti guardano strano e ripetono: Eh, ma adesso c’è la crisi…