Quando un consulente web ti copia il business

Oggi vorrei riflettere su un tema sollevato qualche tempo fa da Luigi Loconte, riguardante i progetti web che nascono con l’intento di svilupparsi copiando un business altrui. Ora, per capirci, parliamo di siti web che restano nell’alveo della legittimità, perché non copiano contenuti mediante scraping o copia/incolla, né fanno proprie idee o prodotti soggetti a brevetti o copyright. Parliamo di progetti web che fanno semplicemente la stessa cosa che fai tu, proprio come la fai tu… magari perché ce li hai avuti in casa.

Ecco, Luigi in particolare faceva riferimento a quelle agenzie che seguono clienti per un certo tempo e mentre lo fanno arrivano a sviluppare progetti paralleli basandosi sull’expertise acquisita lavorando con il cliente.

Mi è capitata una cosa simile con un grosso shop online, seguito da un collega che dopo un po’ ebbe l’idea di sviluppare un business aprendo a sua volta un’e-commece in piena concorrenza con quello per cui stava lavorando.

No, non è una bella cosa, soprattutto perché nel frattempo aveva creato pagine interne con link che puntavano verso il sito concorrente, senza ovviamente farne parola con il titolare dell’azienda per cui lavorava. In pratica questo collega si faceva pagare per remare contro la stessa azienda che lo pagava.

Questo è un caso limite, perché parliamo di un comportamento non solo eticamente scorretto, ma probabilmente illecito, eppure ci sono altre situazioni da considerare, forse meno eticamente scorrette, ma nemmeno da campioni della dignità, diciamo così.

Dagli e-commerce ai magazine tematici

Ho visto progetti editoriali tirati su dal niente, arrivare in brevissimo tempo a dominare serp precedentemente presidiate da altri player storici. Ho trascorso ore alla ricerca di elementi che potessero giustificare il sorpasso. Di base ho trovato contenuti che erano la brutta copia di quelli già rilevanti, ma più poveri. Ho fatto alcune ipotesi:

Più passa il tempo e più le persone abbassano la soglia di attenzione, quindi devi scrivere meno ed “embeddare” di più. Questo dettaglio diventa utile nel momento in cui le serp si riempiono di risultati presi da YouTube.

Google è troppo democratico, nel senso che periodicamente ridà le carte favorendo i progetti nuovi a discapito di quelli più anziani, indipendentemente dal valore dei contenuti. Affermazione pesante, certamente eccessiva, perché qualcosa sfugge sempre…

I siti web sono troppo autoreferenziali: la spinta di cui beneficiano i siti nuovi dura circa un anno, dopodiché mi par di vedere che a conservare buona visibilità sono quei siti che offrono più informazioni coerenti all’interno di una specie di customer journey, in cui per inciso non si arriva necessariamente all’acquisto di un prodotto o di un servizio, ma al limite anche alla scelta del film da vedere la sera. In questo senso a vincere la partita sono i siti web più “aperti”, quelli cioè che tengono insieme più informazioni utili a guardarsi intorno per prendere la decisione alla base della ricerca.

Tutti quanti copiano

Per questi ultimi progetti sebbene non sia bello acquisire esperienza (e farsi pagare) per poi andare a monetizzare la stessa esperienza su progetti paralleli e in concorrenza diretta, c’è da dire che le società evolvono per imitazione. Tutti quanti prendono spunto da qualcun altro, è inevitabile. Anche quelli che si fregiano di portar avanti solo le proprie idee originali, non hanno fatto altro che rielaborare cose già viste prima e se non ci credi, ricorda che perfino il design dei prodotti Apple prende a piene mani da una certa marca di elettrodomestici tedesca molto cool di cui non ricordo il nome.

Piuttosto, se vuoi stare tranquillo, quando ti rivolgi a un consulente o a un’agenzia che non conosci bene, fagli sottoscrivere un accordo di non concorrenza col tuo business per 10 anni come condizione per accedere ai dati sensibili del tuo sito web. Con le storie che si sentono in giro, può certamente valerne la pena.

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