Telegram è un’app di instant messaging che per molti versi somiglia alla più nota Whatsapp, ma per altri se ne distacca parecchio. Molto più recente di Whatsapp, Telegram conta circa 200 milioni di iscritti, contro il miliardo e mezzo della prima arrivata. È probabilmente questa disparità difficilmente colmabile ad aver orientato sin da subito i founder di Telegram verso utilizzi business della piattaforma, che in particolare si posiziona e si differenzia nel mercato delle app di messaggistica istantanea, perché permette di sviluppare community tematiche orizzontali o verticali di tipo top-down.
Whatsapp sostituisce dunque gli sms e migliora l’esperienza di messaggistica in chiave generalista, mentre Telegram è uno strumento principalmente utilizzato per la partecipazione a gruppi tematici su cui discutere argomenti in particolare o ancora di più per la fruizione di contenuti su argomenti di interesse mediante l’iscrizione a canali pubblici o privati. Su Whatsapp ci trovi al massimo il gruppo dei genitori degli studenti delle medie… e tanto basta a farti decidere che è meglio fare community altrove.
Innovazione e “privacy”
Whatsapp si sta adeguando rispetto ai canali, ma a mio parere Zuckerberg al massimo sentirà l’esigenza di tenere coperto il mercato business con Whatsapp quel tanto che basta per non sfigurare platealmente nei confronti di Telegram a livello tecnologico. Hanno già saldamente in mano tutte le conversazioni private dell’occidente, roba che la CIA gli fa un baffo. Cosa vuoi che gliene importi di andarsi a posizionare per le occasioni di utilizzo di Telegram, che intanto, forte di un lavoro più recente e di una piattaforma davvero ben progettata ha raggiunto standard di sicurezza molto elevati senza compromettere le prestazioni in termini di velocità.
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Oltre agli aspetti legati alla privacy e alla semplicità di poter fruire della piattaforma avendo solo il nome utente, Telegram è avanti sulla possibilità di inviare video messaggi, ma soprattutto è interessantissimo per la possibilità di utilizzare i bot, che consentono ai gestori dei canali di offrire ai propri iscritti una fruizione più in profondità e più coinvolgente della piattaforma.
Strategia di marketing con Telegram, pro e contro
Se stai già lavorando al tuo personal branding o magari vuoi provare a mettere insieme le persone interessate ad un certo argomento, puoi utilizzare le logiche di network e creare un canale su Telegram all’interno del quale provare a far confluire le persone interessate agli argomenti che tratti. Non puoi sapere in anticipo se la cosa funzionerà, perché a quanto pare su alcuni segmenti di mercato Telegram è più diffuso che in altri, quindi non posso raccomandarti altro che provare.
Soprattutto, se parti fallo con le idee chiare e non andare allo sbaraglio. Telegram può diventare un canale molto “convertente” all’interno di un funnel di acquisizione, perché le notifiche arrivano come per Whatsapp, quindi puoi catturare molto di più l’attenzione rispetto ad altri canali web, però questa è anche un’arma a doppio taglio, perché da qui a diventare invadenti è un attimo. Secondo me Telegram è un tassello delicato all’interno di una strategia di marketing. Andrebbe utilizzato solo quando sei già riuscito a farti percepire come un punto di riferimento credibile dal tuo pubblico di utenti, altrimenti avrai scarso interesse sul nascere e parecchie defezioni in corso d’opera, finché non concluderai che era tempo perso.
Conclusioni: moderazione e costanza
Un po’ come per il podcasting, Telegram è un canale che deve rivolgersi a utenti già fidelizzati. È un Plus, pertanto va inquadrato come un canale in cui offri qualcosa in più rispetto a quelli che usi regolarmente. È un club esclusivo all’interno del club naturale dei tuoi followers. Non è dunque uno strumento da mettere in campo all’inizio, ma solo in fase avanzata della tua strategia di comunicazione. Non è per tanti, ma per pochi affezionatissimi. È per quelli che si trovano già nella fase finale dell’imbuto.
Quindi è prezioso. Tienilo da conto.