Buon anno a tutti! In questo primo post dell’anno, voglio provare a lanciare uno spunto di riflessione a partire da un dato che ha caratterizzato Google negli ultimi mesi del 2023: i risultati a caso.
Nel post proverò a lanciare un’ipotesi sul perché la qualità dei risultati sia tanto peggiorata e azzarderò una previsione sui siti web che funzioneranno meglio nel 2024 appena iniziato. Pronti?
Discover e la ricerca web
A partire dal core update dello scorso mese di ottobre, ho scritto a più riprese che i malfunzionamenti di Discover – i famosi bug che Google dice di aver scoperto e riparato – hanno prodotto impatti considerevoli anche nelle serp organiche, quindi su Google web search. La ragione è che se il traffico genera segnali comportamentali utilizzati da Google per cogliere la rilevanza di una pagina web, nel momento in cui il “traffico” si ferma quasi del tutto a causa di un improvviso e spesso del tutto incomprensibile “BAN” da Discover, allora vengono meno anche quei segnali che Google raccoglie attraverso la telemetria di Chrome e che pesano appunto sulla visibilità nella ricerca web.
Dunque a cascata, gli stessi siti web che facevano (e fanno) un lavoro eccellente in termini redazionali escono da Discover e poco dopo perdono molta della loro visibilità organica.
Cosa è rimasto in serp?
In questo trambusto si è generato un marasma per il quale al netto dei grandi brand, Google è tornato a dare visibilità a siti web che l’avevano persa da anni. Siti web spesso fermi o abbandonati dalle masse. Ecco che in serp torna Pinterest, ma anche Quora – per la gioia dei nerd – e soprattutto i risultati dei forum, tirati fuori dal cassone e oggi in grande spolvero. Tra tutti i buchi lasciati dai siti validi, si sono infilati anche molti siti spam, presidi multipli dello stesso sito che ora posiziona tipo 7 risultati di fila nella stessa serp e blog interni di agriturismi che spiegano in 6 righe (sei) come piantare una zucca. Questo vortice è talmente fuori controllo che in molti casi abbiamo siti e-commerce sviluppati con pochi mezzi (e quattro soldi) che in pochi mesi hanno superato concorrenti storici dal fatturato a 7 zeri, insomma, alla fine del 2023 Google è un film del terrore.
La mia teoria (perché siamo arrivati a questo)
È arrivato il momento in cui ti lancio la mia ipotesi: qual è stato il grande cambiamento digital nel 2023? Facile, l’intelligenza artificiale, fin qui tutti d’accordo. Ma in che modo questo può aver “scassato” Google? Ancora più semplice se ci pensi un momento. Ogni anno la quantità di pagine web aumenta rispetto a quello precedente. È un fenomeno normale, legato all’avanzamento tecnologico e alle evoluzioni sociali. Tra i siti che nascono e quelli che muoiono, la popolazione mondiale delle pagine web cresce senza sosta dagli anni ’90 e con essa crescono i server, la capacità di computazione, archiviazione e quella dei motori di ricerca di scansionare e classificare tutto.
Avrai già intuito cosa sto per dire: nel 2023, la crescita delle pagine web deve essere stata talmente vasta da generare una serie di errori fatali nelle logiche di recommendation alla base di Discover. E visto che ora Google funziona in molta parte sui segnali comportamentali, la retroazione ha “scassato” pure la ricerca web, generando errori su errori.
Molti pensano che Google riconosca e penalizzi i contenuti scritti con AI, ma non è quello il nodo. Il NODO è che se prima Google aveva 100 pagine nuove da scansionare per sito web, adesso ne ha 1.000, 10.000. La volumetria complessiva dell’internet deve essere cresciuta talmente tanto da cogliere Google del tutto impreparato. Questo è successo, in poche parole.
E ora? Chi vincerà la partita?
Ora che Google è chiamato a gestire la crescita esponenziale del numero delle pagine web, dobbiamo aspettarci che modifichi i propri criteri di valutazione in modo da trovare “scorciatoie” utili a capire dove mettere il crawl budget. Procederanno probabilmente per euristiche, lasciando fuori ciò che probabilmente è di troppo. La mia previsione è che a vincere la partita saranno quei siti web che pubblicano di meno e non di più. Google apprezzerà chi mette fuori un solo contenuto su un argomento e non 100, quindi ci sarà da fare più attenzione all’equilibrio nei piani editoriali – quindi magari fateli i piani editoriali – e soprattutto si sposterà più attenzione sugli aspetti dell’architettura dei link interni.
A vincere saranno dunque i siti web “razionali” che non useranno due pagine per dire quello che potrà essere detto in una sola e che non disperderanno page rank verso percorsi inutili, magari generati nascostamente dal CMS. Non abusare dunque delle possibilità redazionali fornite dalle intelligenze artificiali e considera sempre un buon lavoro di costruzione di una community per far girare i contenuti nuovi quando escono e per avere una base su cui contare sempre.
La SEO è morta… lunga vita alla SEO.