Il Growth Hacking è più o meno pericoloso del parapendio?

Raffaele Gaito

Raffaele Gaito

Il Growth hacking è lo studio delle strategie da mettere in pratica per favorire la crescita e lo sviluppo di un’azienda o di un business.

Raffaele Gaito è un consulente in questo settore. Finalmente sono riuscito a fargli alcune domande utili a inquadrare i problemi più spesso legati alla nascita delle startup.

Spoiler: «non fare le startup con le persone simpatiche o con gli amici, ma con le persone giuste». È la frase che mi ha toccato di più, perché ci sono caduto dentro più volte in prima persona.

 

Ci racconti i tuoi focus di questo periodo?

Ciao a tutti!

Beh tendenzialmente sono una persona che si tiene occupata e ha sempre mille progetti in ballo.

Un paio di mesi fa ho lanciato, insieme ad alcuni amici e colleghi, il network yourDIGITAL che piano piano sta crescendo e sta maturando. Ci siamo posti l’obiettivo di aiutare le PMI nella fase di trasformazione digitale e otteniamo i primi risultati incoraggianti proprio nel corso di queste settimane.

Durante le feste natalizie ho lanciato un corso completamente gratuito sul Growth Hacking che aveva l’intenzione di fare un po’ di informazione ed evangelizzazione sul tema. Il corso sta andando alla grande e sto ricevendo feedback che non mi aspettavo… in senso positivo, ovviamente!

Proprio sulla stessa tematica sto avviando diverse attività di formazione (sia online e offline) con diversi partner sparsi su tutto il territorio italiano.

Infine, in questo 2017 mi voglio concentrare un po’ di più sul formato video che, dai primi test effettuati, mi sta dando parecchie soddisfazioni!

Come dicevo all’inizio… mi piace tenermi impegnato 🙂

 

Growth Hacking: + o – pericoloso del parapendio?

Bella domanda. Una volta mi son lanciato col paracadute, ma il parapendio non l’ho mai fatto.

Così su due piedi mi sa che è più pericoloso il Growth Hacking.

È pericoloso se non sai di cosa si tratta o, peggio ancora, se pensi di saperlo perché hai letto qualche pseudo articolo online che parla di trucchetti per crescere sui tuoi social e altra robaccia che sta al Growth Hacking quanto le melanzane stanno al parapendio.

 

Cosa non deve mancare a una startup italiana?

Pianificazione e team.

Sono due elementi fondamentali e strettamente collegati.

Vedo sempre più ragazzi che si lanciano in attività imprenditoriali senza avere la più pallida idea di cosa stiano facendo. Impiegano mesi (a volte anni) per lo sviluppo di un’app o di un sito web senza aver fatto un minimo di analisi, senza una visione di lungo periodo e senza una strategia.

Dall’altro lato c’è il team. Una buona idea (anche con una buona pianificazione) non va da nessuna parte se non è supportata dal team giusto. Non si fa startup da soli e non si fa startup tirando dentro le persone simpatiche o i propri amici. Ci vogliono le persone giuste per quel progetto!

 

C’è una tipologia di startup che ha vita più facile?

Risposta breve: no.

Risposta lunga: sicuramente ci sono startup che hanno percorsi più facilitati rispetto ad altre. Attenzione parlo di percorsi più facilitati, ma non significa che hanno maggiori possibilità di successo o altro.

Per fare un esempio estremo: fondare una startup nel settore digital è molto diverso dal fondare una startup nel settore biomedicale. Basti pensare alle attrezzature necessarie (qualche pc VS dei laboratori pieni di macchinari costosissimi) e ai budget coinvolti per capire che hanno percorsi molto diversi.

Sia chiaro, magari alla fine della fiera la startup biomedicale dell’esempio può avere più successo di quella digital, ma se le cose dovessero andare male, chiudere quella digital avrà costi e conseguenze nettamente inferiori all’altra.

 

Si può avere successo senza grossi investimenti?

Sarei tentato anche qui da darti la risposta in versione breve e versione lunga.

La verità è che ci sono casi di aziende di successo che ce l’hanno fatta con le loro gambe (ossia senza investitori esterni). Nel mondo del digital, ad esempio, abbiamo colossi come Basecamp, GitHub, Mailchimp e tanti altri. Quindi in linea di massima la risposta dovrebbe essere “sì”.

Dall’altro lato c’è da dire che avviare una startup è complesso e avere dentro il giusto investitore che oltre ai soldi possa dare un vero valore aggiunto (network, relazioni, opportunità, partner, mentorship, ecc.) può fare una grossa differenza.

Come per la risposta precedente, molto cambia in base al settore di riferimento e, ancora una volta, nel digital potrebbe essere più facile rispetto ad altri mercati.

 

Consigli a un giovane startupper digitale

Sono sempre un po’ spaventato dal dare consigli agli altri perché, in realtà, sono in costante ricerca anche io.

Se proprio devo darne qualcuno mi fermo a questi due:

1. Non smettere mai di studiare e di formarti!

Viviamo in un’epoca meravigliosa dove abbiamo accesso a tutta l’informazione disponibile a costo zero (o quasi). Non approfittarne significa perdere una delle più grandi opportunità dei nostri tempi. 

2. Non cercare scorciatoie.

Non esistono formule magiche per il successo, ma esiste un percorso che puoi fare e questo percorso, a mio avviso, è formato da tre step necessari: lo studio, la sperimentazione e l’attesa.

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