Qualche giorno fa ho ricevuto il messaggio di una giovane copy che chiameremo Sally, nomade digitale italianissima che vive in Thailandia. Questa persona mi ha detto di sapersi muovere molto bene con le parole, ma di avere necessità di farlo sapere e finalizzare le proprie competenze nella concretezza di un ritorno economico.
Sally ha 30 anni e non sentendosi più giovanissima sente su di sé il peso di non avere un posto fisso e di aver perso più di un’occasione. Mi contatta dicendomi che un’amica comune le ha fatto il mio nome ritenendomi adatto a fornire un buon orientamento. Come rendere visibile un’aspirante professionista in ambito comunicazione digital? Soprattutto, perché chiedere una cosa del genere a chi si occupa di SEO invece di chiamare un consulente di personal branding?
Frasi facili
A me è capitato spesso di sentir pronunciare le frasi “crea valore”, oppure “migliora la vita degli altri” nel corso di conferenze, leggendo libri o anche solo sulle sponsorizzate che mi capitano davanti agli occhi, inesorabili. È certamente vero che per farti una reputazione devi creare valore, ma quello che è meno evidente nei discorsi patinati dei guru è che mentre lo fai devi dire qualcosa di unico, affermare un’idea, avere un significato. Uno tuo.
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Se dunque ti limiti a individuare il tuo pubblico, a trovare i canali adatti, a tenere un blog, a studiare la tua immagine coordinata, a definire un calendario editoriale e via dicendo, avrai fatto certamente un lavoro importante, ma non avrai fatto la differenza a meno che il mondo non sia alla disperata ricerca di un nuovo imbonitore il cui messaggio arrivi unicamente come: “faccio comunicazione, mi piace il marrone, ho i capelli verdi, ho i baffoni lunghi, impazzisco per gli spaghetti al pomodoro”. Questo tutto sommato mi sembra un po’ poco per una persona che cerca di costruire la propria immagine sul web.
Come costruire una reputazione
La reputazione, così come il posizionamento si costruisce sulla capacità di affermare un’idea, non sulla comunicazione del tuo colore preferito e non sui suggerimenti banali. A Sally ho scritto che dovrà seguire due percorsi paralleli:
1) Concepisci una tecnica originale e innovativa per curare contenuti e dai ad essa un nome che si lasci ricordare.
2) Trascorri un paio d’anni della tua vita a intervistare (e fare networking reale con) le persone più influenti nel tuo settore.
Trascorso questo periodo, crea un gruppo facebook sui temi che ti interessano e mettici dentro le teste di serie italiane. Potrai farlo senza ricevere improperi perché a quel punto saranno già tuoi amici (qualcuno ti sarà nemico, tienitelo stretto). Inizia a interagire con loro. Infine, quando raggiungi i 2.000 membri contatta una casa editrice e proponiti per la scrittura di un libro. Cose così. Se il tuo gruppo non cresce come vedo capitare spessissimo, è perché non ti sei inventato niente di nuovo o perché non hai fatto networking.
Il senso è generare un’idea e affermarla socialmente, renderla un canone. I connotati per renderti riconoscibile vengono dopo e non devono essere confusi con l’idea alla base. Puoi costruire la tua reputazione sul fatto di aver concepito una metodologia per aumentare il tempo di permanenza in pagina che hai chiamato “pincopalla”, non tanto sul fatto che porti i calzini a righe e ti piacciono i Ramones.
3 anni di coraggio (o di inconsapevolezza)
Inventarsi un mestiere non è facile, ma è la prova a cui siamo chiamati in questi tempi strani. Mentre lavori a comunicare la tua intuizione geniale – e ti auguro di averne più d’una – dovrai frequentare le community già esistenti e interagire con gli altri cercando di risolvere i loro problemi. Intanto se hai già un lavoro dovrai continuare a farlo anche se non ti soddisfa o in alternativa tornerai a stare coi tuoi genitori per il tempo che servirà. A volte ti sentirai un fallito e stai certo che troverai conferma del tuo stato d’animo nelle parole di chi hai intorno. Tu persevera.
Cara Sally, non sentirti tra gli ultimi se a 30 anni lavori in un call center. Sono le persone come noi a cambiare il mondo ogni giorno. Sono i ritardatari, quelli che brancolano, quelli che non capiscono il mondo perché si sono accorti di quanto sia assurdo. Riparti dalla fortuna di non aver mai avuto le idee chiare, dalla ricchezza che accomuna chi patisce l’attesa. Adesso dimmi Sally, non c’è per caso qualcosa di utile che vorresti dire al mondo?