Hai presente la storia del calzolaio con le scarpe rotte? Oggi vorrei condividerti alcune osservazioni sulle agenzie di web marketing che NON fanno web marketing, cioè lo fanno, ma non tanto (e non opportunamente) per se stesse.
Ogni tanto mi capita di ricevere richieste di consulenza da parte di agenzie web che vorrebbero posizionarsi meglio su Google per i servizi di web marketing offerti. Una volta mi sorprendevo dal candore con cui mi si richiedeva un supporto SEO a favore di agenzie che tra le altre cose mettono in bella mostra proprio il servizio SEO. Oggi sono molto più disincantato rispetto a certe dinamiche del business, perché negli ultimi 10 anni ho assistito via via allo spostamento sull’asset web marketing di tantissime realtà un tempo esclusivamente rivolte alla comunicazione corporate offline.
Tradotto: chi faceva i manifesti oggi fa social, SEO e pay per click.
Risultato 1: rispetto a 10 anni fa i manifesti fanno veramente schifo.
Risultato 2: anche le campagne di web marketing vengono spesso sviluppate con approssimazione
Il web marketing e lo st(r)agismo
Lo stage è senza dubbio un ottimo primo approccio al mondo delle agenzie di web marketing, a patto però che il titolare dell’agenzia ne sappia più dello stageur. Lo so che sembra assurdo, eppure mi capita spesso di formare persone già operanti su clienti reali per conto di agenzie web. Bada bene, non parliamo di aggiornamento (sacrosanto) ma proprio del’ABC. La realtà è che là fuori è pieno di neo “imprenditori” digital spesso provenienti da altre esperienze professionali, che hanno deciso di rilanciarsi in un settore florido come quello del web marketing, su cui effettivamente negli ultimi anni ci si è buttati a pesce.
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Dicevo, gli stageur vengono lasciati a se stessi mentre i vertici dell’azienda – spesso una persona sola – recuperano clienti alla vecchia maniera, su base locale incontrandoli e parlandoci di persona. Ora puoi immaginarti i problemi di un’agenzia di web marketing il cui titolare è fondamentalmente un “commerciale” e i cui operatori sono tutti stageur senza guida. Giovani di belle speranze, animati dal fuoco sacro, ma formati esclusivamente dalla lettura di testi di settore e maga eventi da 600 posti.
Come uscirne? Ma poi, devo proprio?
Prima di tutto non è detto che tu debba liberarti subito di un giogo simile. Se ti riconosci nel classico stageur a “briglie sciolte”, sappi che stai comunque facendo un’esperienza ad elevato contenuto formativo. Molti ottimi operatori hanno cominciato così, confrontandosi in modo ingenuo con progetti sui quali altrimenti non avrebbero potuto mettere le mani. Fai solo in modo che quest’esperienza non sia eterna, perché per forza di cose una condizione simile non può (e non deve) essere che temporanea, utile ad esplorare questo mondo prima di iniziare un percorso serio in agenzia “vera”. Ci vanno di mezzo i clienti? Certo, così imparano a scegliere le agenzie in base alla reputazione delle persone che ci lavorano e non guardando il solo preventivo. Selezione naturale.
Web marketing, come capire se lo stai facendo male
Indipendentemente dal valore degli operatori che ci lavorano, esiste un modo semplicissimo per capire se un’agenzia di web marketing sta facendo bene il proprio lavoro per se stessa. Basta guardare il portfolio: se tutti i clienti sono locali, significa che l’agenzia non è visibile su base nazionale, quindi avremo già un’indicazione abbastanza chiara sul modo in cui ci si muove. Ora è vero che un’agenzia di web marketing pur valida possa avere mille motivi per non fare web marketing, ma quali che siano questi motivi, il dato è che non ci si muove. Tant’è.
Qualora si fosse interessati a cambiare questo stato di cose, il mio suggerimento al di là del classico blog interno e del rispetto per i criteri della SEO, è dare un volto all’agenzia, quello del titolare. Eviterei di associare la figura di un dipendente “esperto” al nome dell’agenzia, perché sappiamo bene che in questo mondo si cambia spesso casacca, quindi l’investimento in una figura professionale può rivelarsi domani un vantaggio per la concorrenza.
formare, informare e intrattenere
È il titolare che deve metterci la faccia, a patto di farlo sulle piazze opportune e nel modo giusto, magari avendo addirittura qualcosa da dire. Sì, siamo nell’epoca dei video e in giro si vedono cose molto belle insieme ad altre che passano del tutto inosservate, proprio per questo è utile interrogarsi sulle potenzialità dei mezzi a disposizione in questo momento. Sarà la tua capacità di formare, informare e intrattenere a fare la differenza rispetto all’utilizzo degli strumenti ormai “tradizionali” e imprescindibili del marketing digitale.
Sarà la tua umanità a vincere sulle pratiche fredde che fanno riferimento alle logiche di funnel. Apri un canale di comunicazione tematico specifico per il tuo pubblico di riferimento – quindi individua un pubblico di riferimento – e prenditi cura delle persone. Crea appuntamenti, posizionati nella loro percezione come una risorsa sempre presente e lascia che Google ne prenda atto.
Fallo per due anni, poi dimmi che succede.